Dal 24 ottobre
al 13 aprile 2025
Fondazione Elpis, Via Lamarmora 26
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A cura di
Dilda Ramazan e Aida Sulova
YOU ARE HERE. Central Asia
Dal 24 ottobre
al 13 aprile 2025
Fondazione Elpis, Via Lamarmora 26
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A cura di
Dilda Ramazan e Aida Sulova

Con Munara Abdukakharova, Aïda Adilbek, Chyngyz Aidarov, Aika Akhmetova, Vyacheslav Akhunov, Said Atabekov, Medina Bazargali, Azadbek Bekchanov, Bakhyt Bubikanova, Ulan Djaparov, Saodat Ismailova, Anna Ivanova, Kasiet Jolchu, Daria Kim, Jazgul Madazimova, Yerbossyn Meldibekov, Gulnur Mukazhanova, Nurbol Nurakhmet, Rashid Nurekeyev, Qizlar, Marat Raiymkulov, Sonata Raiymkulova, Alexey Rumyantsev, Zhanel Shakhan, Temur Shardemetov, Ester Sheynfeld ed Emil Tilekov.

Dal 24 ottobre 2024 al 13 aprile 2025, Fondazione Elpis presenta la mostra collettiva YOU ARE HERE. Central Asia, una costellazione di visioni artistiche provenienti dall’Asia Centrale, a cura di Dilda Ramazan e Aida Sulova.

YOU ARE HERE. Central Asia (TU SEI QUI. Asia centrale) offre una vibrante costellazione di visioni artistiche provenienti dall'Asia Centrale, con la curatela di due curatrici centro-asiatiche.

Attraverso linguaggi quali pittura, video, scultura, fotografia, tessuto, installazioni site specific e performance, la mostra presenta le opere e la ricerca di 27 artiste e artisti contemporanei nati in Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan.
Il titolo e la cornice tematica della mostra traggono origine dall'omonima frase di uso quotidiano usata per orientarsi in vari luoghi, strade, città o Paesi, spesso accompagnata da un puntatore grafico che indica la posizione esatta e permette di situarsi nello spazio fisico. Metaforicamente, la mostra YOU ARE HERE. Central Asia manifesta una consapevolezza di sé e un riconoscimento della propria presenza in diversi piani di esistenza.
Nel mondo di oggi, caratterizzato da continue migrazioni, spostamenti e dalla ricerca di un luogo da chiamare casa, i concetti di identità e di appartenenza sono di grande importanza, in quanto garantiscono la propria visibilità e il proprio diritto a collocarsi.

Come curatrici di YOU ARE HERE. Central Asia abbiamo incoraggiato gli artisti a staccarsi dalla mappa letterale e, fuggendo strumentalizzazioni e atteggiamenti esotizzanti, a marcare la loro presenza in modi che fossero in risonanza con la loro percezione di sé, i loro punti di vista, i ricordi, i sentimenti e le esperienze vissute. Che si tratti di spazi mentali, corporei, spirituali, geografici, metafisici o politici, tutte le prospettive sono state accolte nell'ideazione della mostra.



Aika Akhmetova
Medina Bazargali
Temur Shardemetov
Gulnur Mukazhanova
Qizlar
Nurbol Nurakhmet
Aïda Adilbek
Marat Raiymkulov
Kasiet Jolchu
Sonata Raiymkulova
Saodat Ismailova
Chyngyz Aidarov
Azadbek Bekchanov
Munara Abdukakharova
Emil Tilekov
Yerbossyn Meldibekov
Vyacheslav Akhunov
Ester Sheynfeld
Alexey Rumyantsev
Anna Ivanova
Bakhyt Bubikanova
Ulan Djaparov
Zhanel Shakhan
Said Atabekov
Rashid Nurekeyev
Daria Kim
Aika Akhmetova

Nell’opera Rage Fantasies (2023) (Fantasie di rabbia), Akhmetova ricreano un pod’ezd: lo spazio d’ingresso comune tra la strada e la casa, un concetto familiare a molti residenti dei condomini di epoca sovietica. La superficie delle pareti del pod’ezd è visivamente segmentata dalla pittura: la parte inferiore della parete è dipinta con colori blu o verdi, che la rendono funzionale e facile da pulire, mentre la parte superiore rimane bianca. La scelta del blu e del verde affonda le sue radici nella storia sovietica: il verde era usato per i macchinari militari, il blu per quelli civili. L’abbondanza e la facile reperibilità di queste vernici ha dato forma a una tavolozza di colori per l’ambiente del pod’ezd. In questo spazio, la cassetta della posta in metallo funge sia da semplice contenitore per la posta sia da cestino per gli oggetti di uso quotidiano. La presenza nel pod’ezd di piante e poster rappresenta il tentativo di addomesticare e personalizzare uno spazio comune. Per Akhmetova, questo spazio è un rifugio per esperienze intime. Descrivono il loro come un progetto “sull’amore, la rabbia e la guarigione”, con immagini di cuori per rappresentare le emozioni. Pensando al pod’ezd come a uno spazio liminale, Akhmetova riflettono sull’alta concentrazione di emozioni passionali in esso intrappolate: dai baci furtivi degli adolescenti e altre marachelle alle conversazioni ascoltate, alle liti e ai festeggiamenti. L’uso della parola mahabbat (che significa amore) è intenzionale, poiché appare in varie lingue e può essere compresa da un pubblico più ampio.

photo by Fabrizio Vatieri