Dal 10 aprile
al 7 luglio 2024
Fondazione Elpis, via Lamarmora 26, Milano
Condividi
Un Palazzo in esilio, di Theodoulos Polyviou
Dal 10 aprile
al 7 luglio 2024
Fondazione Elpis, via Lamarmora 26, Milano
Condividi

Dal 10 aprile al 7 luglio 2024, Fondazione Elpis presenta la mostra personale di Theodoulos Polyviou, Un Palazzo in esilio.

Un Palazzo in esilio è il terzo capitolo di Transmundane Economies, un progetto in corso di Theodoulos Polyviou che esamina il concetto di “oikonomia” - tradizionalmente inteso nel linguaggio teologico come “gestione domestica” - e fa uso della virtualità e delle tecnologie digitali a essa associate per studiare, ricostruire e colmare i vuoti all’interno del patrimonio culturale di Cipro. Sottraendosi a logiche nazionalistiche, il progetto riflette invece sul rapporto tra queerness, riparazione e reinvenzione, all’interno degli intrecci storici dell’isola. Transmundane Economies indaga in che modo le complesse interazioni che si creano tra la cultura materiale e le nuove tecnologie immersive, come realtà aumentata e realtà virtuale, l’intelligenza artificiale e il machine learning, possano generare nuove informazioni ed esperienze, e mettere in discussione i sistemi di valore esistenti in un contesto di condizioni politiche, tecnologiche e spirituali in perenne mutamento.

Negli anni Cinquanta, decennio marcato a Cipro da conflitti derivanti da tensioni etniche e nazionalistiche, l’arcivescovo Makarios III diede il via alla costruzione di un nuovo edificio arcivescovile nella capitale, organizzando allo scopo il primo concorso di architettura dell’isola. Il concorso e il successivo dibattito sulla stampa riguardo alle soluzioni proposte evidenziarono il ruolo dell’architettura nel plasmare l’identità nazionale nella Cipro governata dagli inglesi. Creando un precedente che avrebbe influenzato i futuri sviluppi architettonici dell’isola, la costruzione del nuovo edificio segnò la nascita nel paesaggio cipriota di uno stile architettonico detto “neo-meta-bizantino”.

Una raccolta di calchi appartenenti all’archivio dell’artista, esposta al piano terra di Fondazione Elpis, rappresenta il punto di partenza della mostra.
Tali calchi, provenienti in origine dalla manifattura Koromias di Nicosia, ora dismessa, in passato erano stati utilizzati per la costruzione non solo del Palazzo Arcivescovile, ma anche di molte chiese di Cipro. Nella mostra, i calchi trascendono il loro status storico e archivistico, divenendo sculture a sé stanti e assumendo la funzione di negativi dogmatici.

Una serie di collage realizzati serigrafando annunci pubblicitari, tratti da giornali greci, britannici e locali degli anni Cinquanta, su materiali da costruzione e poi stirati su telai di alluminio, testimonia le forze conflittuali che all’epoca agivano all’interno dell’identità cipriota, ed evidenzia il più ampio rapporto tra il potere coloniale e la comunicazione mediatica.

Al primo piano dell’edificio, Theodoulos Polyviou presenta un progetto immaginario per il concorso degli anni Cinquanta, sotto forma di installazione video, realizzata in collaborazione con l’architetto Loukis Menelaou. La loro proposta progettuale si ispira agli insegnamenti e ai disegni di Daskalos, un guaritore cipriota attivo dagli anni Cinquanta agli anni Novanta. In modo simile alle stampe esposte al piano interrato, la sceneggiatura del video è realizzata attraverso un collage testuale composto da estratti di articoli provenienti dagli stessi giornali dell’epoca. Il video d’animazione ci riporta alla sera del 28 febbraio 1959, poche ore prima del ritorno a Cipro dell’Arcivescovo Makarios III, accolto trionfalmente a Nicosia dopo il suo esilio. Il filmato costituisce un dialogo tra la storia reale e quella fittizia del concorso, ed esamina il modo in cui i meccanismi di inclusione ed esclusione inerenti alla costruzione del palazzo e il simbolismo del suo design abbiano alimentato un senso di comunità e di appartenenza per alcuni, marginalizzando al contempo
i gruppi minoritari ciprioti.

All’interno dello spazio espositivo, i visitatori possono osservare altri oggetti presenti anche nel video. Tra questi, un candeliere ricavato da materiali
per impalcature, che contiene ceri votivi religiosi, prodotti in un laboratorio situato proprio di fronte all’attuale Palazzo Arcivescovile di Nicosia. Altro oggetto presente è una Σαρκά, una scopa realizzata a mano con fascine di arbusti spinosi essiccati, di origine autoctona cipriota, storicamente utilizzata dagli addetti comunali
alle pulizie durante la dominazione britannica. In mostra, la scopa è collegata
a un motore e programmata per battere a intervalli regolari sul pavimento dell’ambiente al piano interrato, di modo che i rametti cadano gli uni dopo
gli altri a ogni colpo.

Un Palazzo in esilio, inserito nel progetto Transmundane Economies, estende il concetto di “oikonomia” all’influenza della Chiesa cipriota sia sulle direttive spirituali che sulla gestione e l’amministrazione di interessi mondani e materiali, come quelli economici e politici. Come tale, evidenzia l’impatto della Chiesa sulle questioni sociali più ampie, tra cui il nazionalismo e le politiche identitarie, offrendo un nuovo punto di vista utile a meditare sulle nozioni di luogo, storia e identità culturale o collettiva.

Theodoulos Polyviou
Theodoulos Polyviou

photo by Fabrizio Vatieri
[01]

[02]

[03]

[05]

[01]

[02]

[03]

[05]