Dal 1 settembre
al 1 ottobre 2023
Parco Archeologico di Sibari e Amendolara
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In-ruins
Dal 1 settembre
al 1 ottobre 2023
Parco Archeologico di Sibari e Amendolara
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Promosso da Associazione Archeofuturo sin dal 2018, In-ruins è un programma di residenza dedicato a esplorare le potenzialità dell’incontro tra arte contemporanea e archeologia attraverso il transitorio insediamento di artisti, curatori e ricercatori nei pressi di siti monumentali della Calabria. In-ruins ripensa il territorio attraverso il suo passato, rende antiche rovine luoghi di condivisione e porta la sperimentazione urgente e attuale di artisti internazionali nel cuore di territori distanti dai principali centri di produzione culturale. Affondando le radici in un pensiero meridiano e mediterraneo, il
progetto mira a rileggere non solo il patrimonio archeologico, ma anche mitologie, tradizioni e storie delle comunità stesse che da generazioni lo custodiscono.

La residenza 2023 è realizzata in collaborazione con Fondazione Elpis e tocca per la sua quarta edizione la provincia di Cosenza, presso il Parco Archeologico di Sibari. Quest’area del territorio calabrese, nota topograficamente come Sibaritide, vide il sorgere, lo sviluppo, l’espansione e il declino della grande polis di Sibari; qui furono impiantati, in epoche successive alla distruzione della città greca, sovrapponendosi in parte alle sue rovine, prima il centro di età classica di Thurii e poi quello romano di Copia. Questa stratificazione eccezionale rende Sibari uno dei siti più estesi e importanti del Mediterraneo fino alla piena età romana. Il Parco comprende il Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide, l’Area Archeologica di Parco del Cavallo e il Museo Archeologico Nazionale di Amendolara.

L’edizione 2023 della residenza di In-ruins si è conclusa con il progetto espositivo Simposio e si connota così come un peripato espanso, crocevia e al contempo approdo artistico, filosofico, culturale, politico, dove l’archeologia diventa un terreno umido e in cui visioni magiche si stagliano nell’interstizio del frammento storiografico. Ciò che risuona è un Sud magico, ebbro di viscere e cielo, di mani che mutano il paesaggio e riti che consacrano il tempo.