Dal 4 aprile
al 23 luglio 2023
Fondazione Elpis, via Lamarmora 26, Milano
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Chì ghe pù Nissun!
Dal 4 aprile
al 23 luglio 2023
Fondazione Elpis, via Lamarmora 26, Milano
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In collaborazione con Ramdom

Chì ghe pù Nissun! nasce come rilettura ed estensione del processo di residenze, ricerca e produzione, dal titolo A Sud di Marte, a cui i quattro artisti e artiste – Bekhbaatar Enkhtur, Martina Melilli, Matteo Pizzolante e Agnese Spolverini – hanno partecipato tra aprile 2022 e gennaio 2023 a Castrignano de’ Greci (Lecce), nella sede di KORA – Centro del Contemporaneo.

Nei due mesi di residenza gli artisti sono stati invitati da Ramdom e Fondazione Elpis a confrontarsi con il concetto di Meridione e a esplorarne le implicazioni di ordine pratico e simbolico. Lo studio della tradizione orale, di saggi a tema antropologico e di testi che riguardano la storia locale è stato il punto di partenza per un’interpretazione dei contesti decentrati come potenziali spazi di riattivazione di senso. Interpretazione che pone tali contesti al centro di un dibattito politico e culturale di scala più ampia e di grande attualità.

La mostra che prende forma nell’ex lavanderia industriale sede di Fondazione Elpis vuole partire da questa riflessione e ampliarne il raggio d’azione, rimettendo idealmente in gioco il rapporto dicotomico “città-provincia” e i modelli produttivi e di consumo che queste storicamente rappresentano. La frase che dà il titolo alla mostra - Qui non c’è più Nessuno! - pronunciata in dialetto milanese dal proprietario di una bottega storica di Via Orti, può essere ascoltata indifferentemente - seppur con due accezioni distinte - in un quartiere centrale di Milano o in un paese del sud Italia, come lo stesso Castrignano de’ Greci. Una dichiarazione che crea un involontario parallelismo tra le trasformazioni delle aree interne e quelle del tessuto urbano, mettendo in luce il carattere globale che tali processi assumono al giorno d’oggi.


Se A Sud di Marte evoca la visione di una meta remota, un Sud luogo di rivelazione, di sperimentazione di una nuova metodologia, Chì ghe pù Nissun! nasce dall’esperienza vissuta dagli artisti a Castrignano de’ Greci ed evolve attraverso il confronto con un contesto radicalmente diverso, quello di un quartiere in piena trasformazione all’interno di un grande centro urbano.

Il racconto che emerge da queste quattro voci evoca uno spettro complesso e multiforme, una polifonia di sguardi e approcci molto diversi fra loro pur essendo transitati per il medesimo contesto. La mostra trova in questa diversità di pratiche una chiave di lettura che permette di costruire una narrazione che, partendo dai luoghi della residenza, giunge fino al centro di Milano per dare forma a nuove suggestioni e nuove prospettive.

Bekhbaatar Enkhtur
Martina Melilli
Matteo Pizzolante
Agnese Spolverini
Bekhbaatar Enkhtur

La riflessione sul territorio per Bekhbaatar Enkhtur non può che cominciare dal suo paese d’origine, la Mongolia, la cui cultura e iconografia hanno un ruolo centrale nella pratica dell’artista. Nel corso della residenza a Castrignano de’ Greci si ispira ai primi viaggiatori occidentali, gli esploratori che dal mondo “conosciuto” si spingevano fino al lontanissimo “Oriente”, ai confini di ciò che allora era ignoto, raccontandone le meraviglie e le tradizioni. La pratica di Enkhtur è modulata quindi sulle note del viaggio e della scoperta. Fountain è una scultura ispirata ai racconti del missionario fiammingo William de Rubruck che tra il 1253 e il 1255 si era spinto fino al palazzo del Khan, a Karakorum. Qui, secondo il racconto di de Rubruck, i viaggiatori venivano accolti in un giardino dove al centro sorgeva una grande fontana, descritta come “l’albero in argento”, decorata da putti, trombe, leoni e serpenti, dalle cui bocche scorrevano vino, latte, liquore di riso e una bevanda a base di miele. Un simile congegno, molto di più di una semplice scultura ornamentale, serviva per distribuire inebrianti bevande, per intrattenere i convitati durante le feste o gli ospiti alle udienze. Fountain ripropone lo stesso scenografico gioco di forme ed elementi, sviluppandosi su due piani della Fondazione.Come la fontana del cortile del palazzo di Karakorum accoglieva viaggiatori, commercianti e diplomatici, l’opera di Enkhtur invita i visitatori a perdersi fra le sue forme sinuose e a servirsi del vino che sgorga dai suoi zampilli. La ricerca di Enkhtur rivela così un altro approccio allo spazio e al territorio, non più fisico, né mistico,né biografico, ma immaginifico.

photo by Fabrizio Vatieri