Dal 13 novembre
al 1 febbraio 2026
Fondazione Elpis, Via Lamarmora 26, Milano
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A cura di
Sofia Schubert
A te non resta che abitare questo desiderio
 Ornella Cardillo - Natalya Marconini Falconer  - Giuseppe Lo Cascio - Stella Rochetich
Dal 13 novembre
al 1 febbraio 2026
Fondazione Elpis, Via Lamarmora 26, Milano
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A cura di
Sofia Schubert

A te non resta che abitare questo desiderio è la mostra collettiva che riunisce i nuovi lavori prodotti dagli artisti Ornella Cardillo, Giuseppe Lo Cascio, Natalya Marconini Falconer eStella Rochetich, a cura di Sofia Schubert, nel corso della prima edizione di Atelier Elpis, il nuovo format di residenze d’artista promosso da Fondazione Elpis.
Atelier Elpis porta i giovani artisti, italiani e internazionali, a trascorrere un periodo di permanenza e produzione a Milano, presso gli spazi di recente realizzazione, concepiti appositamente per questo scopo.
Nel corso della residenza gli artisti vivono e approfondiscono la città e, esattamente come accade per la preparazione degli interventi di Una Boccata d’Arte, sono spinti nell’esplorazione delle storie e delle peculiarità che caratterizzano Milano. La volontà di Atelier Elpis è quella di contestualizzare nella città di Milano, “casa madre” della Fondazione, questo approccio al territorio sviluppato e consolidato attraverso Una Boccata d’Arte per offrire un’interpretazione inedita della sua città, caratterizzata da un’accesa trasformazione, attraverso il caleidoscopio offerto dall’arte contemporanea.

Opening
Giovedì 13.11.2025
h 18.00 - 21.00

Ornella Cardillo
Natalya Marconini Falconer
Giuseppe Lo Cascio
Stella Rochetich
Ornella Cardillo

Le sculture di Ornella Cardillo nascono da una riflessione sul corpo e sulla
città come archivi mobili di tempo e identità. Sono macchine sceniche e teatri del tempo che incarnano un movimento rituale, circolare: Feste Mobili
un rito del presente che affiora dal passato, un ascolto della città come organismo plurale, dove il metallo e il tessuto, la tecnica e la mano convivono
in un equilibrio instabile. Nel linguaggio liturgico, le “feste mobili” sono celebrazioni che non hanno una data fissa, ma si spostano nel calendario seguendo il ritmo del Sole, della Luna e delle altre festività religiose. Allo stesso modo, le opere di Cardillo si muovono nel tempo e nello spazio, senza ancorarsi a un luogo o a un momento: portano il rito laddove serve, trasformando la città in un corpo vivo e cangiante. Sono dispositivi rituali mobili, segni di un alfabeto antico, una partitura che l’artista dissemina negli spazi della Fondazione. Cambiano pelle, si muovono, si attivano e con il loro movimento rendono visibile il battito della città e la sua dimensione collettiva.
Ogni elemento metallico suggerisce una struttura urbana, facciate, portali, ingranaggi, mentre i tessuti che le avvolgono trattengono le tracce della vita: frammenti di abiti, di feste passate, di gesti quotidiani. La ricerca di
Cardillo si muove al crocevia fra performance, arte visiva e design e prende ispirazione dal concetto di edicola, intesa come luogo di soglia e di incontro
tra il tempo antico e quello presente: forme architettoniche che custodiscono lo spirito di un’epoca, l’habitus che plasma pensieri, gesti e comportamenti. Quando vengono attivate in performance, le sue sculture diventano strumenti di un’orchestra di corpi e di materiali. Qui l’artista si spoglia e riveste le sculture con i propri abiti, un gesto che ci riporta a una concezione di cura e dicalore, e che rimanda all’idea del focolare, al rito di Vesta, il cui fuoco ardevagiorno e notte come simbolo della vita e della sicurezza della città.

photo by Lorenzo Palmieri